Fotod San Paolo Maggiore

Feltre - Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano e il Castello di Alboino, autor Franco Torcellan

E' certo che, fin dall'età del ferro, il territorio di Feltre risulta intensamente popolato. Paleoveneti, Euganei, Celti, Taurisci, Reti ed Etruschi si succedettero in epoca preromana. La città, annoverata da Plinio il Vecchio tra quelle Retiche della Gallia Cisalpina, entrata nell'orbita romana, ebbe il suo decollo culturale ed economico e nel I secolo a.c., divenne fiorente municipium appartenente alla X Regio Augustea, iscritta alla tribù Menenia. Documentano questa fase storica l’area archeologica ipogea del sagrato del Duomo ed alcuni rinvenimenti di edifici rappresentativi che farebbero ipotizzare la presenza di un Foro in Piazza Maggiore. La collocazione lungo l’asse della Via Claudia Augusta, che collegava Altino alle regioni danubiane, favorì lo sviluppo economico e commerciale e la diffusione del cristianesimo, ma agevolò altresì la penetrazione delle popolazioni barbariche Feltre subì il saccheggio dei Visigoti, degli Alani e degli Unni di Attila, venne occupata da Odoacre nel 475 e nei secoli successivi fu soggetta al dominio degli Ostrogoti di Teodorico, dei Longobardi di Alboino, che la distrussero nel 569, e dei Franchi. Nel periodo carolingio si affermò il sistema feudale. Con Ottone I (962-973) ebbe origine il periodo temporale dei vescovi conti, il quale contribuì a rallentare l’affermazione delle strutture comunali. (La sede vescovile di Feltre dal 610 faceva capo al patriarca longobardo di Cividale, dal 1132 è attestata sotto la giurisdizione del patriarcato di Aquileia, per poi passare nel 1751 sotto l’Arcivescovado di Udine e nel 1818 al patriarcato di Venezia.) La Con Federico Barbarossa la città fu coinvolta nelle faide tra i Guelfi ed i Ghibellini. Si trovò a contrastare le mire espansionistiche di Treviso e conobbe le efferatezze di Ezzelino da Romano. Subentrarono la Signoria dei Caminesi e successivamente quella degli Scaligeri, il cui dominio fu interrotto dai Boemi di Carlo IV, Carraresi e Visconti. Rotto il vincolo di fedeltà ai Visconti, il 15 giugno 1404, i Feltrini sottoscrissero in patto di dedizione alla Serenissima Repubblica di Venezia e, durante la solenne cerimonia, il nobile Vettore Muffoni consegnò al patrizio veneto Bartolomeo Nani le chiavi della città. Il governo della Serenissima, insediatosi definitivamente nel 1420, assicurò pace e prosperità, premesse necessarie al fiorire dell’Umanesimo e di interessanti manifestazioni culturali. (Qui, per saperne di più vai a vedere il sito sul Palio di Feltre che rievoca proprio questo avvenimento) Feltre fu coinvolta dal suo legame con Venezia nello scontro con la Lega di Cambrai. Le truppe dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, nel luglio del 1510, saccheggiarono case e conventi e appiccarono il fuoco. Ai danni arrecati agli abitanti si aggiunsero la perdita dei documenti degli archivi pubblici e privati e il crollo dell’industria tessile, particolarmente fiorente fin dal XIII secolo. Pur tra innumerevoli difficoltà, il centro urbano fu integralmente riedificato con sostanziali innovazioni dell’assetto urbanistico ed architettonico. Seguirono secoli di relativa calma, intervallati da sporadiche fasi di carestia, durante i quali Feltre abbracciò la politica della Serenissima, sostenendola, in termini di uomini e mezzi, anche nelle imprese contro i Turchi Ottomani. Tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700 la situazione sociale ed economica subì un’involuzione, come attesta la dettagliata relazione stilata dal podestà Vincenzo da Riva nel 1702. Si desume che gli abitanti erano ridotti a 3500, pressoché nell’ultimo quarantennio, mentre quelli del territorio erano circa 30.000, per lo più poveri. Le cause del crollo demografico sono ascritte alla mancanza di manifatture artigiane, capaci di assicurare occupazione, alla decadenza delle esistenti e all’esodo verso le campagne dei nobili e benestanti in grado di attrarre manodopera. Due Ospitali, della Madonna e di San Vittor, provvedevano al sostentamento degli indigenti. Mansioni assistenziali svolgevano anche il Fontico e le scuole della Disciplina di San Paolo e di San Giuseppe, quest’ultima impegnata a maritare le figlie nubili, mentre quella del Santissimo della Cattedrale si occupava di supplire alle spese dell’illuminazione per la Chiesa del Duomo. I Feltrini all’epoca, erano divisi amministrativamente in tre Ordini: Consiglio dei Nobili, Cittadini (benestanti mercanti, bottegai) e Distrettuali, che, uniti formavano il Corpo dell’Università. Nel 1729 fu a Feltre, come coadiutore della cancelleria, il commediografo Carlo Goldoni e qui, nel Teatro della Sena, rappresentò, quale autore e attore, le due farse “Donne de casa soa” e “La Cantatrice”. Il 25 gennaio 1797 irruppero 14000 soldati ungheresi e boemi sotto il comando del principe di Ressi. Gli Austriaci dovettero però cedere il passo ai Francesi i quali entrarono in città il 10 maggio 1797, con atteggiamento apparentemente pacifico. I nuovi dominatori pubblicarono un decreto che imponeva di cancellare ogni memoria della Serenissima distruggendo i Leoni Marciani e scalpellando le iscrizioni votate dal Maggior Consiglio ai Podestà e ai Capitani che uscivano di carica, ed in nome dell’Uguaglianza imposero che fossero eliminati tutti gli stemmi gentilizi. Numerose furono le requisizioni di suppellettili, bestiame e denaro, sotto forma di nuove tassazioni e le spoliazioni d’argenteria nelle Chiese. Con il trattato di Campoformio Feltre, al pari degli altri ex domini veneti, fu ceduta all’Austria. Francia e Austria si succedettero più volte al governo della città finché questa, dopo l’abdicazione di Napoleone Bonaparte, nel 1814 torno sotto l’imperatore Francesco I che riordinò l’insegnamento secondario ed intraprese, tra l’altro, la costruzione della Strada Culliada . Nel 1848, sull’onda della ventata rivoluzionaria, la popolazione insorse ed istituì un Comitato provvisorio che durò dal 28 marzo al 7 maggio, quando il generale Culoz, ripresa in mano la situazione, si diede alla rappresaglia. Numerosi furono i giovani feltrini che, interrotti gli studi, o abbandonati gli impieghi, emigrarono per dare il loro contributo all’indipendenza. Alcuni trovarono la morte: è il caso dei nobili Niccolò De Mezzan e Angelo Zannettelli. Gli avvenimenti del 1866 fecero sì che anche Feltre si scuotesse dal dominio austriaco e, a seguito del plebiscito del 21 ottobre, entrasse nel Regno d’Italia. Il 3 marzo 1867 il generale Giuseppe Garibaldi visitò la città e tenne un discorso alla popolazione dalla finestra di Palazzo Zugni. Gli anni successivi all’unificazione comportarono alcuni disagi al commercio e alle comunicazioni, con incidenti lungo i confini, ma nel complesse videro il progresso dell’agricoltura, grazie all’attività del comizio agrario, e la fondazione del vasto opificio Pozzobon per la lavorazione della lana. Un forte elemento di progresso fu rappresentato dalla linea ferroviaria inaugurata il 10 novembre 1886 con il passaggio della prima locomotiva. Durante il primo conflitto mondiale Feltre, afflitta al pari dei territori circostanti da una grave crisi economica dovuta al forzato rimpatrio di molti emigranti, divenne base militare per gli approvvigionamenti delle truppe sul fronte, sede di smistamento del XVIII Corpo d’armata italiana impegnata nel settore di Passo Rolle. Vi si riversarono i profughi dopo la distruzione di Castel Tesino ad opera degli Austriaci. Gran parte della popolazione nell’autunno del 1917 abbondonò le proprie case. Alle 9.00 del 10 novembre partiva l’ultimo treno interrompendo ogni tipo di comunicazione tra i territori destinati ad essere occupati. Il 12 novembre 1917 alcuni reparti comandati dal generale Krauss, scavalcando le prealpi trevigiane, giunsero a Feltre. Il periodo che va da quel giorno al novembre 1918 è passato alla storia con l’appellativo “an de la fan” (anno della fame). Il territorio, dove 25.000-30.000 uomini venivano ad occupare spazi che potevano dare sostentamento, in periodo di pace, a poco più di 2000 persone, subì danni talvolta irreparabili. L’agricoltura e l’allevamento vennero gravemente impoveriti, innumerevoli le distruzioni e le razzie. La popolazione mise in atto tutti gli espedienti per sopravvivere. A queste difficoltà si aggiunsero i molti fanciulli dilaniati o mutilati da ordigni incautamente maneggiati e la terribile epidemia influenzale spagnola. Ingenti perdite furono accusate anche dal patrimonio artistico: alla fine della guerra il bilancio delle opere d’arte danneggiate, perdute o distrutte durante il conflitto risultò pesantissimo. La città grazie alle operazioni compiute dalle truppe della 52a divisione, dalla 23 a e dalla 70 a, venne liberata il 1o novembre 1918. L’impegno profuso dalla popolazione civile durante il conflitto fu premiato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Il periodo postbellico presentò grosse difficoltà ed un’alacre attività ricrostruttiva. Nel 1928 venne inaugurato il Museo Civico, costruito grazie alla donazione di Antonietta Guarnieri Dal Covolo di una serie di manufatti d’arte popolare e artigianato e, successivamente, del cinquecentesco palazzo Villabruna. Al nucleo originario nel 1924 si aggiunse la preziosa pinacoteca de conte Jacopo Dei. Nel 1938 fu invece inaugurata la galleria d’arte moderna Carlo Rizzarda. Il periodo di ripresa economica, caratterizzato dalla nascita di nuove attività industriali, fu interrotto dall’occupazione dei Tedeschi, l’8 settembre 1943. Il territorio fu annesso al terzo Reich come zona di operazioni delle Prealpi sotto l’alto commissario Franz Hofer. La cittadinanza reagì con la costituzione di un Comitato Civico segreto. Fin dall’inizio era stato svolto un intenso lavoro preparatorio con la raccolta di viveri e denaro. Il lancio di materiale bellico, effettuato dagli alleati ai primi del maggio 1944, fu fortemente ostacolato. In una riunione tenutasi nella Canonica di Zermen l’inizio dell’attività operativa era stato previsto per i primi di luglio 1944. l’assassinio del tenete colonnello Angelo Zancanaro ad opera delle SS tedesche, nella notte del 19 gugno, e l’arresto di altri ufficiali del Comando militare e di alcuni del CLN fece subire all’organizzazione una battuta d’arresto. Il CLN, ricostituitosi poco dopo, si dichiarò fautore di un passaggio immediato all’azione aperta con l’invio di tutti gli uomini disponibili in montagna. La liberazione era ormai vicina. (tratto da <a href="http://digilander.libero.it/sabina.dg/)" rel="nofollow">digilander.libero.it/sabina.dg/)</a>
San Paolo Maggiore (Italiano: Basilica di San Paolo Maggiore) on turismimagnet, üks Usulised kohad asukohtadest Napoli , Itaalia . See asub: 9.3 km alates Poggioreale, 13 km alates Miano, 560 km alates Rooma. Loe edasi
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